Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 187

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vomitò. Però un capitan boemo morendo comandò che si facesse
un tamburo della sua pelle per spaventar li nemici, soliti a temer
da lui in guerra; e credo che i tamburi di lupo farian fuggire i
cavalli, e quelli di drago gli elefanti. E per segno facendo corde di
budelli di volpe, fuggono le galline, sonandole in liuto; e di budelli
di lupo fuggono le pecore, e di nervi di vipera spaventansi le femine,
solite a temere della vipera, e di budelli d’uomo fanno fuggire
la vipera. Anzi, facendole d’animali contrarii in due citare,
sonando l’una, l’altre si spezzano.
Ma la prova di accordar due liuti è manifesta, ché toccando la
prima di un liuto, se la prima dell’altro liuto è accordata nel simile
modo tesa, quella si muove da sé senza toccarla, e per segnale
mettasi una paglia, o una carta sopra la corda dell’altro liuto,
che vederai, sonando un’altra simile corda, quella del primo muoversi
e far saltare e cadere la paglia. Né questo avviene dall’aria
mossa, che muove per violenza, come alcuni scrivono, ma proprio
dal consenso, perché se metti tavole in mezzo, si fa lo stesso pure;
né mai la paglia si muove, se prima l’altra corda non è tesa quanto
quella che tiene la paglia, in modo che siano unisone; e se fusse il
moto senza senso, si moveriano le paglie poste sopra l’altre corde,
il che non si vede a nullo modo, anche accostando i liuti; e si moveriano
quelle corde che sono manco tirate e stan molli e pieghevoli;
ma nulla si muove, se non quella ch’è della medesima grossezza
e sta tesa nel liuto seco ugualmente a punto; e ciò è segno
che il simile del simile gode e si sentono e consentono non solo
per il moto come violento, ma come apportatore di senso e di affetto
sentito.
Dicono che il serpe morto, gettato sotto l’ombra del frassino,
suo nemico per natura, si muove tanto che esce da quella; e mille
cose sono viste del consenso e dissenso degli enti che a noi paiono

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