Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 188
di senso privi. Patendo alcuno di gonfiagione di milza, si metta
un’altra milza al fumo in nome suo, che lo sappia o esso lo faccia:
si trova che, disseccandosi quella milza dal fumo, si va disseccando
ancora la sua. Questo non fa il diavolo, che non opera dentro
a noi, ma l’affetto del paziente genera paura nella sua milza che
si ritira, stringe e vomita l’umore compatendo col simile suo e comunicandosele
per l’aria il medesimo affetto; ma questo riesce a
chi più è affetto di tal credenza, come poi vederemo. Ogni membro
ha il senso proprio col quale comunica nel tutto, e la paura
fatta al fegato con l’acqua, lo fa divenir molle. E vidi tagliare, con
un’accetta radente, la milza senza tagliar la ventraia ponendo sopra
una carta e percotendo sopra la milza, la qual si tremava, sfuggiva
e poi faceva vomitare per bocca e per basso il sangue grosso
suo malinconico. E dicono altri che si medica la spada con la quale
fu altro ferito, e quello sana. Io non vidi tanta sottilezza, ma
potria stare che la ferita senta dall’aria l’affetto del nemico che gli
ha fatto il male, qualmente si medica per fargli bene e prenda fiducia
d’aiuto lo spirito, in quella febre della ferita inchiuso, e quasi
gaudio di vendetta, e così sani, come d’altri esempi diremo poi.
Ma perché la gente superstiziosa aggiunge molte cose false e il demonio
s’ingerisce ad ingannare, quest’arti delicate dalli sacerdoti
sempre furono perseguitate e se ne sa poco; ma ognuno può
trovarle chi intende il senso e consenso delle cose.