Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 190

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quel poco umore e vapore ardente che lascia nella piaga
pian piano va crescendo, poiché il suo ardore è maggiore del nostro
ch’è in quella particella, e converte l’umor nostro alla sua qualità,
e poi li nostri spiriti di quella s’infanno, sin tanto che tutti si
trasmutano in quell’ardore nemico, perché d’umor si pascono, e
secondo è l’umore essi han la qualità; e perché molta esalazione
focosa simile alla tarantola si fa poi nel corpo, li spiriti perdono li
moti ordinari e pigliano quella passion grande e si fan simili a
quelli della tarantola; così come sopra dicevamo, che li vapori neri
infettano lo spirito e lo fanno oscuro e lordo, e di poi desidera
sepolcri e cadaveri e latrine, perché il simile al simile corre, <ed il
padre fra Gregorio di Nicastro mi contò aver visto in Napoli uno
che non volea mangiar né pane né carne, ma tutto il giorno mangiava
erba di vento, perché scemo e depravato era il suo spirito>.
Però, perduto il proprio modo d’essere e fatto altro, quando lo
spirito vede colore simile a quella tarantola ond’esso ebbe origine,
corre a quello come a simile, se del tutto o assai è mutato il suo
temperamento; se non, va come a cosa nemica, indovinando dalla
sua passione che abbia patito della cosa tale di tal colore.
Cadono e languiscono perché vinse il calore della tarantola e
la sua pravità, onde essi superati spiriti non sanno reggere il corpo
come prima, né ponno, dalla veemenza tirati a tanta nova passione,
sì che si scordano quel che furono e facevano; ma, sentendo
il suono, godono di quello, perché ogni cosa mobile, calda e sottile
è dal moto invitata alla propria operazione per cui si conserva;
né tutti godono del medesimo suono, perché le tarantole sono
varie e inducono varii affetti, e le complessioni degli uomini varie,
varie affezioni pur dalla medesima cosa sentono. E poi godono,
o perché lo stesso veneno è di quel suono amico, essendo sottile e
mobile, o perché allo spirito, di natura mobile, appiace il suono
col quale è da quella gran passione trista in altra migliore rimosso,
che più è a sé propria. Sanano poi, perché lo spirito mal
affetto essala fuori in parte, e l’umor pravo, sparso per il corpo di
cui egli si nutrica con quella pravità, s’attenua et esce fuori per
transpirazione, o per sudore il temperamento grosso si purga; e
poi, mangiando bene, si fa nuovo succo, e non è dal primo succo
in sé converso, perché già quello è debole e non atto a convertire

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