Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 205

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Dicono che il basilisco con la vista uccide, perché ardenti e venenosi
spiriti da lui escono, quali col fiato et occhi bevemo; si stima
che covi con la vista, e così la testudine; ma io credo col fiato.
Ma il fascino fa prova della sua forza, perché, mirando con affetto
un arbore tenero o qualche fanciullo, lo fan morire. Chi ammira
una cosa, inarca le ciglia e vorria aprire gli occhi tanto che gli
entrasse la cosa ammirata, per conoscerla e goderla, e, per quell’aprire,
manda fuori spiriti assai avidi della cosa desiderata e ammirata,
e quelli si communicano subito nella tenerezza per li pori,
e operano come nel generante facevano, a quella guisa che il veneno
del cane rabbioso cerca di convertire il nostro umore e spirito
in sé, talché, vinti, li spiriti dell’arboscello o del fanciullo cedono,
e non ponno nutrir il composto, e s’ammortano. Questo
fanno più le vecchie a cui non vengono le purgazioni, e hanno
però esalazioni fetide in bocca e negli occhi, talché, mirando in
uno specchio, l’appannano, ché il fresco specchio s’appiglia di
quel vapor grosso, come il marmo dello scirocco, densandolo con
la sua freddura e resistenza. E il filo, tocco dallo sputo loro, si putrefà;
e dormire con vecchie a’ bambini fa mancar la vita, e crescerla
a quelle. Dormir con figliuoli e praticare ci avviva gli spiriti,
moltiplica e ingiovenisce, perché il tuo secco si pasce del loro
blando umido. Però alli secchi usar coito con le donne grasse è
molto utile, e alli flemmatici con le secche, e fan buona lega nella
prole.
La vista del lupo ti fa rauco, perché li suoi grossi vapori, in noi
entrando, empion le fanci, e la paura aiuta a stringere, perché è ritiramento
in dentro. Abbiamo detto lo spavento che il gallo dona
al leone, e il topo all’elefante per lo strido penetrante, come a noi
la segatura del sovero, o per l’acutezza delli spiriti proporzionati
a penetrar più quelli che altri.

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