Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 21

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paralleli egualmente distanti dall’equatore; ma nell’Austro il
sole più calando, e in Borea elevandosi, fa molta varietà, e le stelle
anco son differenti.
Nasce la calamita tra il marmo e il ferro, et è più spiritosa del
ferro, e però il ferro non al ferro corre, che è consimile di perfezione
e non può maggior virtù donarli, ma alla calamita come simile
più perfetto. E come l’animale non può arrivare in alto, ma
se ci è cibo salta in su unendo le forze, così il ferreo spirito s’unisce
e vince la corpolenza per giungere la calamita. E qui è noto il
senso suo, poiché fricata con l’aglio la calamita non tira, ché l’odor
suo, al ferro soave e piacevole, non si può col ferro communicare
essendo vinto da quel dell’aglio; e posta, anche, la calamita
al fuoco, esala una vampa verde, et essa più non tira il ferro,
perché non ha più spirito vivificativo; ma se il suo liquore a lei si
getta sopra, rientra e di nuovo tira, perché il grasso ottura i pori
per cui entrò il sottile. Ma io pur vidi che mangia la calamita e
si nutrica di limatura di ferro, come di suo simile men perfetto; e
così l’uomo mangia gli animali. Ma se d’una parte, che dicon polo,
tira il ferro, dall’altra lo scaccia, e non è così veramente; ma il
ferro, fregato con la calamita da una parte, piglia di quella la somiglianza,
e riportato all’altra, si volge tornando alla prima di cui
è affetto dianzi. E pur credo che abbia poli e positura mondiale,
ché Dio, per tante sue grandezze mostrare, l’ha prodotta.
La remora dicon che tenga la nave, e non può esser altro che
stupor di senso a tutto il legno communicato, che è atto da quella
per ogni poro patire e infarsi. E così la torpedine fa stupida la

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