Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 214

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Scrive Galeno che li sacerdoti d’Esculapio sanavano più infermi
che li valenti medici, perché gl’infermi ubidivano nel bere e
mangiare a quelli, e poi la credenza era tale che fiducia sopra il
morbo e forza pigliavano, e però tutti gli antichi sacerdoti solevano
esser medici del corpo e dell’anima, come Orfeo, Trismegisto,
Zamolsi, Pitagora e li sacerdoti ebrei.
Le parole, dunque, han forza in noi per l’affetto che imprimono
e moto che destano in chi le sente. Però li sapienti han questa
forza maga, perché si stimano sapere il vero e non mentire, e li uomini
santi, che si stimano non mentire mai per qualunque evento.
Onde ai padri e fratelli più credemo, perché pensamo che non ci
vogliono ingannare, ma più alli savii, ché pensamo che essi non
siano ingannati; ma più allo stesso padre quando è sapiente e buono,
per l’una e l’altra causa.
Altre nazioni sono inclinate a credere l’autorità, come Spagnuoli,
altre la ragione, come Italiani, altre il senso, come li settentrionali.
L’usanza è potente magia perché è natura abituata, e la sua
mutanza muta lo stato in comune, e in particolare il costume, come
dissi della musica. I servi ribelli di quei soldati sciti con armi non si
poterono domare, e vincevano per la nuova usanza, ma visti li flagelli
furo superati, perché la passione solita più si desta nello spirito
che l’insolita. Nulla cosa vince la femina se non dirgli che la vuoi
fottere, ché è il suo solito così soggiacere. Questo conferma la memoria
della tarantola e della nausea e dell’amor de’ vassalli verso il
tiranno, per uso pur contra se stessi amato e seguitato.

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