Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 222

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affettuosamente; e di questo altrove. Simile è alla madre
se prevale il suo spirito e affetto; al padre se prevale il suo di fortezza
e imaginazione; alli parenti se di quelli pensano o non si superano
l’un l’altro; e a gente strana e lontana quando si temperano
in quella maniera che in quella gente si temperaro, e ciò avviene
dalla disposizione insolita dei genitori per vari cibi, affetti, luoghi
e stelle. E chi sa argomentare nelle piante e nelli animali farà
nascere a suo modo la prole, e magnificherà o abbasserà la generazione
umana con quest’arti; e se la donna desiderosa di qualche
cosa molto si affligge di voglia, perché il portato suo è seco una
cosa, s’infà pur della stessa voglia, e, s’è tenero ancora, la viene ad
esprimere nel lavoro, e, dicono, in quella parte dove la donna desiosa
si tocca, e può essere, perché lo spirito delle membra s’infà
della voglia dello spirito comune, e quando il membro è toccato,
si pensa quella cosa toccarlo che brama. Questo si vede nel genitale
che da se stesso si rizza, come se proprio senso avesse, e ripugna
all’obedienza del tutto, e li pare d’esser toccato dalla cosa
imaginata, e opera con quella.
Dunque, il membro del fanciullo, respondente per somiglianza
a quel della madre, toccato s’infà di quel tutto, e li pare la cosa
desiderata del tatto e così l’esprime; il che mostramo nel timor
del fegato e della milza particolare, e nella titillazione dei
fianchi che fa ridere non volendo, e dilatare lo spirito quivi scoverto,
come in Filosofia a lungo scrissi. E lo spirito del portato
non è avvezzo a conoscere l’inganno per gli occhi et orecchie, ma
prende l’imagine come vera cosa, il che facciamo noi dormendo,
quando ci pare subagitare realmente qualche donna, e non credemo
il contrario, perché non è lo spirito negli occhi che si possa
accorgere.
Or chi sa mettere desiderio di grande o picciola cosa nella femina
pregna, può far nascere il parto con figure e colori di quella
cosa; e se desidera virtù, nobiltà e sapienza, communica al parto
il medesimo; e così lo spirito del fanciullo con quell’affetto lavora
e cresce, moltiplicando, come dicevamo delli arrabbiati conversi
in cane, quanto allo spirito e azioni, e sol ne resta la figura e la

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