Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 224

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contende che possan nascere, e così Epicuro e altri, come
nel Nilo allagato superbi animali si fanno dall’umido terreno.
Delli uomini selvaggi si può pensare, e di quei del Mondo nuovo,
che non si sa come andarono là. Io non voglio contendere, perché
può la natura forze tali in qualche luogo usar di far cose sì nobili,
e Dio infondere poi l’anima a sì bel lavoro umano, come fa
nell’utero. Nondimeno non so istoria sicura e penso essere impossibile.
Quei del Mondo nuovo passaro dal nostro, e Platone
scrive nell’Atlantico una antichissima istoria, che ci era l’isola
Atlantica che giungeva l’uno emisfero con l’altro, e poi per diluvio
si sommerse, talché in antichissimi tempi passaro e si perdé la
memoria, come pur tra noi molte origini s’ignorano. E dall’Islanda
ad Estotilante per il settentrione è breve viaggio, e dal Giappone
a Quivira, più breve e più facile. E si vide nell’Iucatan circoncisi,
e molti riti simili alli nostri. Ma tutti gli uomini son simili,
e ponno cose simili inventare. Quest’arte di far animali ancor
non s’è vista, ché già saria rimasta tra gli uomini.
Parlavano le statue con li demonii inchiusi, e non bisogna di
ciò dubitare, perché spirito umano in metallo non può capire.
Pigliar in lambicco li spiriti d’animali dentro uccisi, non è possibile
per la gran sottilezza, né rifonderli come spirito di calamita.
Nascere da sé sì gran statue belle, mi par troppo. Li satiri saranno

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