Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 23

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presentiscono la tempesta, e si sforzano empirsi la pancia, e gridano,
e la mostrano, come noi quando aspettiamo la guerra o altro,
perché l’aria per li pori e per respirazione communica con lo
spirito della testa, o l’umetta o secca o raffredda; e chi ci sta attento
conosce il tempo che in aria si muta, onde quelli che hanno
l’ernia, o altra parte affetta, ben sentono lo scirocco che li gonfia,
e il freddo che li ammortisce. Così la luna gonfia li mari, e fa varie
mutanze con varia luce; e le cose umide sentono più quell’affetto
che le secche. Il sole fa le mutanze ordinarie e grandi, ma la luna
queste picciole, col calor blando gonfiando, e non attenuando, e
da queste antipatie e simpatie nel mondo senso e consenso esserci
si prova.
Però le cose del mare somigliano quelle della terra, sì che pesce
vescovo, catena, lorica e calamaro si vede; e queste cose sono
simili alli calori dalle stelle vegnenti, e così le cose conformanti
non a quanto esse hanno, ch’è fuoco grande, ma a quel che viene
scemo in terra; e le stelle in Dio, e ogni altra cosa, han l’idea e
sembianza, gran catena dell’altissimo consenso universale.
CAPITOLO 9
Tutti gli enti aborrire il vacuo, dunque sentire e godere
del contatto reciproco, e il mondo esser animale

Ciascuno dovrebbe esser persuaso che tutte le nature sentono,
in particolare e in commune, dal vedere che ciascuna e tutte insieme
abborriscono di maniera il vacuo tra loro, che con impeto
naturale parziale corrono ad empirlo per serbar la loro communità
e repubblica integra, perché nel lor tutto si serbano e godono
di scambievole contatto, per la vita commune. Onde si vede l’aria
nel profondo del mare aperto e nelle caverne della terra con impeto
scendere per proibire il vacuo, quasi deponendo l’odio particolare
che ha con la terra e con l’acqua, per soccorrere all’utile
commune. E l’acqua, per canali ai quali è succhiata l’aria per sopra,

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