Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 28

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rifarli per non averli mai ricuperati, dubitai come le cose più tosto
si vadano a toccare col contrario loro da cui sono distrutte che permettere
il vacuo. E dissi allora che più contrario era il vacuo al corpo
che il contrario corpo, perché il fuoco conviene con la terra, che
ambi sono corporei e han le forme agenti, ma il vacuo non è corpo
né forma; onde, sentendosi tra loro quello, s’addolorano, quasi temendo
d’annichilarsi, perché il vacuo è quasi un niente rispetto del
corpo. E questa dissi esser la causa per la quale il cielo, quantunque
fuor di lui fosse spazio, non si spande in quello, perché gode del
contatto scambievole delle sue parti, e teme la nullità spargendosi
in fuori. E mi risi di Democrito che di una pelle il cielo per non sventare
circonda, ma ora stimo che questo detto mio sia possibile. Ma
più inchino a dire che ci sia il diletto del contatto tra li corpi, e con
lo spazio ancora, e l’amore dell’ampia esistenza; e veggio che non li
corpi donano l’unità al mondo, sendo egli di contrari compaginato,
ma più tosto lo spazio, il quale fra corpi separati pure s’interpone
e lega il mondo con una coesistenza basilare. Ma buona coniettura
fu che le parti del mondo si contengano per la somigliante natura,
come le gocciole dell’acqua sopra l’erbe, alle quali Salomone
il mondo assomiglia; e così le stelle unite stanno.
CAPITOLO 13
Il mondo essere animale mortale,
e quel che può essere fuor di lui

Vuole Aristotile che fuor del mondo non ci sia luogo pieno, né vacuo,
né tempo, né moto, ma niente. Anzi Alessandro, e molti
suoi seco, dicono che Dio non possa altro fuori produrre, e che la
prima sfera non sia in luogo, perché non ha chi la circondi, ma si
mova in giro sempre in sé. Et è opinione di tutti che il mondo stia

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