Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 29

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fermo, senza moto retto, benché Democrito et Epicuro infiniti
mondi fuor del nostro sistema dicano essere.
Io certo non credo che Dio abbia finita la sua possanza in questa
picciola palla, benché a Copernico paia senza comparazion
maggiore che agli altri; ma stimo altre cose poter essere fuori, e
Dio infiniti mondi poter fare di varie forme. Ma se ci sieno non si
può sapere, se Dio non lo rivela, il quale dentro e fuori s’intende
essere, e non come in luogo, ma come infinito ente in cui ogni cosa
s’appoggi. E l’argomento che se fusse uno nell’ottava sfera, e
fuori tirasse una lancia, convince che, se non va, ci sia corpo resistente,
e se va, ci sia spazio e corpo molle. E se la sfera dal niente
è finita, il niente sarà circolare come la sfera. Adunque è ente,
né si può intendere che sia niente, né in mente, né fuori della mente,
né in Dio, né fuor di Dio, perché l’ente saria finito e Dio finito,
mentre ci è il niente. E certo, se il fuoco fusse infinito per ogni
verso, non ci saria la terra, sua nemica. E così, se Dio è infinito ente,
il niente non si trova, né fu mai. Ma Dio di niente si dice aver
fatto il mondo, perché di nulla materia preesistente e di nulla forma
l’ha creato, ma dal suo essere per semplice emanazione a questo
essere l’ha recato; del che assai non dico, avendo in Metafisica
aperto questa dottrina.
Dirò pure che non si può sapere se il mondo si move di moto
retto, perché chi sta dentro la nave coperto non sa s’ella camina;
e già nei quattro libri che ho fatti d’Astronomia contra Aristotile
e Telesio e Tolomeo e Copernico, ho diligentemente fatto vedere
questo al discepolo Cortese, mostrando anco che non si

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