Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 36

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L’opinione di Lucrezio che tutte cose a basso vanno, ma le tenui
ad alto son scacciate dalle gravi, altrove abbiamo reprobato.
Reprobato pure avemo quel che i Peripatetici dicono, che tutte
cose materiali si corrompono, perché la materia appetisce altra
forma; ma dicemmo che si corrompono solo quelle che han
contrario più gagliardo di loro: però, le parti che stan nel centro
mai non si struggono, ché son lungi dal nemico sole, e il sole sempre
vive, perché la terra, sua nemica, non ha forza di trasmutarlo
e ammazzarlo. Che le forme non escano dal grembo della materia
ma in lei s’ingenerino da gli agenti, altrove scrissi e appresso
dirassi.
CAPITOLO 3
Che né anima, né senso e nulla altra forma escano
dal grembo della materia, ma dalla virtù dell’agente

Con gran loro contradizione coloro i quali affermano la materia
esser quasi nulla, né sostanza, né quanto, né quale, e d’ogni senso
priva, dicono, all’incontro, che le forme essenziali e accidentali
escano a luce dal seno della materia, e vogliono che l’anima e il
senso da lei nascano, e non vengano dalle cause agenti, perché, negando
agli elementi essi il senso, e veggendo che da essi si producono
senzienti animali, ricorrono a dire che per virtù del generante
esce l’anima dal grembo della materia. Questa perversa opinione
altrove fu rifiutata da noi, ma qui per mostrar tutto il senso
è forza esaminarla.
Certo è che la materia non si può convertire in forma, la natura
passiva all’attiva, né anco la forma star nella materia, perché
sempre informata saria, e non pura potenza, come essi dicono; e
quando dal freddo è informata, è impossibile che dentro tenga la
forma nemica del calore, perché, regnando il contrario in lei, tutti
li secreti suoi penetra e informa a suo modo. Dunque in nullo
modo può star la forma futura nella materia; ma veggiamo che
ogni simile il suo simile produce; e quando il fuoco genera il fuoco,

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