Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 37

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non cava dal legno il fuoco, ma esso stesso lo dona, moltiplicando
sé stesso; né dalla tenebrosa materia luce elicer si può; così
il freddo non cava dalla nostra mano il freddo, ma egli s’ingerisce
e diffonde nella mano. Dunque il senso e l’anima non sta nascosto
nella materia, ma è prodotto dal generante diffusivo di se
stesso; altramente saria creazion di niente, o manifestazion di forme
infinite, nascoste in una parte di materia, e contrarie e simili,
poiché infinite riceverne può.
Dicono che la materia è in potenza alle forme e non in atto, ma
questa sua potenza è passiva e recettiva di quelle, se altri gliele dona,
e non attiva e formale; e dir ch’essa è ogni forma in potenza, è
dir che può riceverle, ma non darle; e questo pure io affermo.
Altri sciocchi adducono l’esempio dei semi, come il grano ha
in potenza la forma del grano, e, in terra seminato, la reca ad atto.
Gran fallacia, perché i semi han l’idea del generante, e la virtù in
atto, ma legata nella materia densa; ma poi, eccitata dal calor terrestre
e ammollita la materia, essa virtù piglia vigore d’operare, e
quel che nel generante facea, fare; e però la mole effigiare a similitudine
del suo principio. Ma nelle ossa, nelle penne e nelle altre
materie non si fa forma di frumento, perché non vi è dentro la
virtù frumentale. E certo, d’ogni cosa, subito, ogni cosa si farebbe,
se dalla potenza della materia, e non dall’agente, uscissero le forme;
et è cosa bestiale dire che dalla materia incorporea, secondo
loro, esca il gran corpo del mondo, e dalla insensata il senso e anima,
e dalla non calda il calore. E perché l’agente allora produce
perfettamente, quando averà molto la materia disposto, si deve dire
ch’egli la forma introduce, la sua somiglianza diffondendo. Ma
perché la corporeità è entità materiale e la veggono far triangola,
quadrangola e circolare, si pensano anco che le forme attive sien
della materia figlie; e non sanno che la materia è corpo sostanziale
per essenza, atto a ricever diversi termini quantitativi; né veggono
che, ponendo essi la forma esser principio degli enti come la
materia, se la cavano poi dalla materia, la fanno fine, e non principio,
del composto, et effetto, e non causa prima, delle quali essi
pur affermano che l’una dall’altra non nasce. Per questo, innanzi
ch’ io passi oltre, son forzato a parlar dell’anima e degli animali.

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