Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 55

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con noi commune, ignote si dicono del tutto; ma s’elle son simili
alle cose che noi abbiamo toccato, per somiglianza le conoscemo.
Questo s’appella sentire nel simile, ma altri lo dicono discorso,
perché da un simile all’altro lo spirito conoscente si move.
Ma quando fu conosciuto e poi, perduta la conoscenza, si ristora
con vedere un simile, che di quello sveglia la sopita conoscenza, e
questo si chiama risentire a noi, e a gli altri filosofi reminiscenza.
Ma quando l’uomo sente cosa mai nel mondo non vista, come un
monte d’oro, un Briareo di cento braccia, un senza testa, questo
s’appella senso accoppiato o disgiunto; dagli altri, imaginazione.
E lo spirito può così sentire, perch’egli è di natura passibile e mobile
come l’aria, talché gli restano gli affetti delli oggetti moventi,
sì come nell’aria e nell’acqua veggiamo, et egli poi, accoppiando
un moto con l’altro, compone diversi sensibili insieme, o se li divide
per il medesimo sensibile e fa imagini mostruose, tronche o
composte. E qui sta l’inganno d’ogni scienziato, perché se crede
esser vere queste immagini, egli è falso, perché la verità è lo stesso
essere delle cose, e allora è vero che le conosce quando l’intende
come sono, e falso quando come non sono. Ma nel mondo non
ci è bugia, perché ogni cosa è qual è in se stessa, ma non in noi.
Quando sente molte cose simili lo spirito, perché da quelle è
immutato con una sorte di moto, le apprende come una, e nome
poi commune a tutte dona. Perché egli, volendo ad altri quel che
sente significare, fu forzato di fingere con l’aria respirata la somiglianza
di quella cosa con moti che suonano nella bocca, e li ribatte
in varie figure, secondo che variamente egli è affetto dalla
sentita cosa, e però li primi parlatori dalla passion ricevuta li nomi
formaro, e disse il greco tipto il battere, e il romano verbero dal
vibrare, e noi ’batto’ dalla botta che si sente. Ma perché varie nazioni
variamente sono affette, e vario modo di cacciar fuori l’aria
hanno, cosí avviene che i Germani con impeto, per il freddo che
risospinge dentro lo spirito, parlano, e però molte consonanti lettere
pronunciano; i Veneti molte liquide e vocali, stando in liquido
suolo; voci lunghe e d’assai vocali li Spagnuoli maritimi per il
caldo molto che li sfiata; gl’Itali, nel mezzo clima, mediocri sono;

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