Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 57
Dunque, perché tutte le cose si toccano tra loro, e le non toccate
son simili alle toccate, tutte si sentono per presenza o per similitudine,
e sentire per simile è discorso, risentire è memoria,
sentir molti simili come una cosa è intelligenza. Ma questo nome
fu trasportato alla mente umana, e così il discorso a lei, come questo
nome di spirito, che vuol dir vento, fu a Dio e agli angeli dato,
perché da questi, simili a lui, alquanto l’intendiamo.
Bisogna astenersi di dire che le cose han discorso e intelletto;
ma i venti non han perduto ancora il nome di spirito, e diremo che
le cose sentono, risentono, stimano, trascorrono, sanno. E qui si
vede che li generi son communità d’individui, e individui quelli che separar
non si ponno, né moltiplicar in più, ma si movono d’un modo
solo e proprio.
CAPITOLO 12
Tutti li sensi esser tatto, ma li sensorii e modi differire
Per tutta la machina dell’animale vi sta il senso del tatto, perché
ogni cosa del mondo sente così; ma in diverse parti ha diversi
modi di sentire; ma tutti pur son toccamento, e, in quante maniere
dalle cose può esser mosso, tanti organi feo di senso. Perché
non tutte cose toccate dalla carne e corio son conosciute nell’intrinseco
loro, né anco è buono al corpo tutte toccare affatto,
perché vi son molte che pungono la statua e rompono, come le
spine e pietre, o la dissolvono, come il fuoco, e consumano, si fè
stromenti di sentir le cose deboli, che al commun tatto non si giudicano,
ma, intrinsecandole più, ben si sentono, e stromenti di
sentir da lungi le cose possenti a nuocere. Per le prime fece il naso
e la lingua, per le seconde gli occhi e l’udito; e tanti sono gli organi,
quanti sono i modi da communicarsi. Perché o dalle cose viene
il moto che batton l’aria, e per questo gli orecchi formò, o viene
la luce di cui sono allumate, e per questo gli occhi fece. L’altre