Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 60

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ira o pietà e qual affetto voleva, Orfeo contemplazione,
Terpandro sanò sordi; la musica lidia effeminava gli uomini, la
lacedemonica li facea virili e altri indussero castità. E questo avviene
perché lo spirito così opera come è mosso e affetto; chi è caldo,
scalda, chi è freddo, affredda. Dunque il furioso, avendo i moti
scomposti per le fuligini ingenerate, o calor soverchio o imaginativa
fervente d’altra cosa, il suono di prudente artefice l’addolcisce
e li fa lasciar altri pensieri, per goder di quel moto che ode.
Però spesso la musica fa dormire, ché tutto lo spirito va al capo
per goderla, e il resto del corpo resta senza moto e senso, e questo
è il dormire. Dunque lascia quella imaginazione che prima aveva
e non s’agita a riscaldarsi con furore, e si purgan le fuligini, ventilandosi
così a tempo. E li spiriti, dal vapor del vino oppressi, sono
ventilati dal suono e sgravati. E li suoni aspri movono ad ira;
però s’usano in guerra; i soavi a contemplazione, i titillanti a lussuria
e mollezza; però ogni repubblica tien cura del canto, e con questo
s’onora Dio, elevando lo spirito e l’animo in lui avviluppato a
contemplare. Così David placava Saul cantando, et Elisco, non
potendo profetare, si fè suonar la citara, e attenuò li spiriti, e li
distolse dai moti ordinari, e così serviro alla mente, che in loro resiede,
ad elevarsi a contemplazione, e ricevere la conoscenza della
prima Sapienza, da cui ogni sapienza viene come luce del sole.
Finalmente la visione esser toccamento si prova, ché noi non
vedemo se non le cose illuminate, che per dritto a noi la luce riflettono:
ma s’elle stanno al buio, e noi alla luce, non le veggiamo,
perché da esse al nostro occhio luce non entra. Dunque vien la luce
da loro tinta, e passa per la cornea trasparente e per l’acqueo
umore, e tocca lo spirito che sta nel cristallino, e così egli scerne
il visibile oggetto. La luce esser attissima ad ogni cosa infarsi e reflettersi
e moltiplicarsi, a tutti è noto. Dunque, la visione è tatto di
luce tinta dalle cose illuminate. Quinci si può stimare la luce, ch’è
calor vivo, ogni cosa ben sentire, poiché di tutte s’infà, e così ad
altri sentir le fa; e il sole e le stelle sensitivissime stimar si devono.

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