Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 71

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delle specie; ma questa specie non informa tutto il senziente spirito,
ma solo lo move a giudicare il suo oggetto, donde viene; né
restano imagini nello spirito, bench’egli, essendo sottile e lucido,
ricever le possa, ma solo i moti i quali, perché con imagini vennero,
fanno sognare e imaginare; ma del caldo e del freddo, del suono
e de’ sapori nulla sorte d’imagini si rappresenta in lui. Né si stimi
incorporea la potenza per ricevere i corpi, poiché l’aria e lo
specchio ricevono quelli più sicuramente, e come l’incorporeo riceva
corpo è inescogitabile.
Qui ti puoi guardare dalla sciocchezza d’alcuni Aristotelici che
delle cose le similitudini o specie venire al senso dicono senza dir
chi le produce, come vengano, o chi le innesta nella potenza. Chiaro
è che la pietra di sua forma mai non si spoglia, quando è in vista,
né del simulacro superficiale, come dice Lucrezio scioccamente,
ma manco di questi, né ci è in lei attività che la moltiplichi,
come il fuoco il calor suo. Dunque è forza ricorrere alla luce
tinta, come si vede per tutto, e per essa colorata luce la quantità
che al color soggiace si scorge e il moto del quanto, mentre in varii
siti continua di rappresentarla variamente. Ma in Filosofia di
questo dicemmo assai.
CAPITOLO 17
In diversi sensorii non diverse potenze informatrici,
ma uno medesimo spirito corporeo sentire e conferir gli oggetti,
perché camina per tutti et è il medesimo senziente,
e non per altro senso commune si satisfà ad Aristotele
e si convince

Or tornando a quel che diceva Aristotile che non sia uno il senso,
dico che la diversità degli oggetti non fa indizio di virtuti senzienti
diverse e de sensi varii, poiché il bianco e il nero son più contrarii
che il bianco e il dolce, perché questi stanno insieme e non

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