Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 182
e trattenersi. Il che faccio io nelle vestigie, imagini
et statue divine Dio contemplando: et
questo contemplare si dice filosofia, perché dove manca
il senno supplisce l’amore, sendo filosofia amor di senno.
Et in vero dov'è freddo l’amore dal senno vien svegliato,
perché l’amore non desidera le mosche et le formiche:
ma quando il senno considera l’arte con chi et a chi son
fatte, fa amar tanto magistero; et dove l’amor s'appiglia,
dona occasione al senno di contemplare Dio nelle cose
amate et sapute. Il che se non si può esquisitamente,
basta haver voluto le gran cose, alle quali meco ti condurrò
di sembianza in sembianza, appoggiato nella guida
della conoscenza e della fede, che si deve havere a gli
Huomini Santi quando parlano come testimonianti di quello
che impararono nella scuola del primo Senno, e non come
opinanti nelle scuole humane. I sentimenti correggono
la conoscenza, et decidono con l’esperienza le
dubitationi, et l’uno supplisce il difetto dell’altro, et la
sensatione presente la passata, et le cose conosciute le non
conosciute additano per l’unità di tutte le conoscenze nel
Senno primo, et per l’accordo di tutte le cose con sé medesime
et con la Prima: la cui arte inestata dentro alle cose,
che al lor fine le conduce, s'appella natura, vocabolo