Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 284
secondo la quantità et possanza manco o più la conquassano,
et spesso la fendono, et monti abassano, et
cittadi sommergono, et altri danni apportano. I quali in
Sicilia et in Pozzuolo più si fanno, per esser terra più cavernosa,
dal caldo per il sole innestato scema nelli penetrali;
et più nell’isole che nel continente, entrando dentro
a quelle acqua, che si scioglie in tal vapore; più
ne luoghi infocati sotto terra, d'onde escono acque calde
et miniere per la copia del vapore, il quale, non capendo
dentro né potendo uscir tutto insieme per gli angusti
meati, viene a fracassare. Così il vapore del vino recente
rompe la botte otturata, e l’uova et le castagne dentro
a fuoco copioso fanno vapor tanto, che non potendo per
li stretti pori loro uscire rompe et converte in polvere
la materia soda impeditrice. Et le mine di polvere di bombarda
accese gettano a terra le città et i monti per desiderio
di larghezza a lor vitale. Nel medesimo modo di
vapori sottili et sulfurei dentro le nubi grosse
condensati et accesi si fanno i tuoni nell’aria, lunghi et sordi
dal vapor debole, brevi et impetuosi dal possente.