Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 306
avviene al vetro negro pesto, per la medesima causa.
l’oro finalmente è di parti assai più equali d'ogni altro
metallo composto, ma indurato essalando il caldo, et
fatto giallo dal calor rimanente in grado non
vinto assai dalla sua mole; laonde è più flessibile che
l’argento per la mollezza delle parti, et più pesante d'ogni
altro metallo, perché le sue parti sono più unite et non
hanno porosità per d'onde entri l’aria a farlo leggiero.
Et fatto liquido non perde di peso, percioché le parti
sue equali sono, et non essalano le tenui, onde le remanenti
manchino, come a gli altri metalli awiene di parti
dissuguali composti. Né si arruginisce, percioché le sue
parti sono pure et equali, dimodoché il caldo, occulto agente
in tutte le cose innato, quando esce non tira la parte
impura, qual non ha: come nel ferro avviene, il qual
di terra rossa non bene vinta liquefatta in fornace
si vede fare, et però d'escrementi sottili et mezzani
liquori composto è. Per la qual somiglianza di parti più
facilmente si fonde, et si separa la tenuità et la rugine,
perché le cose somiglianti resistono a dispiegarsi per l’amicitia
scambievole che hanno tenuto. Laonde le corna
et legni si fanno più presto molli al fuoco, perché la tenuità