Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 401
dicono che ci è il senso agente che fa queste specie; ma non
sanno che sia questo senso, né se sta in noi - perché sarebbe lo spirito
uscente di Galeno -, né se sta fuor di noi; né dicono come in
noi entrino le spezie; e se non sono reali, come possano realmente
annonciare; e se il senso è passione et informazione, come di quelle
s'informi non dicono. Ma è chiaro che la luce porta i volti seco,
secondo dico io per l’essempio dello specchio, et entra per la
cavea come nell’altre cose passa.
e. È falso Aristotele che il sensibile sopra il senso non si senta,
se è suo oggetto; et io dico che solo il sensibile posto sopra il senso
fa la sensazione. Ma non si vede il dito sopraposto a l’occhio,
perché non è il suo sensibile, ma la luce, che in mezzo a loro per
dritto riflessa dal dito all’occhio non è.
f. Hanno gli occhi lo spirito lucido. Ma non la sua luce è
faccitrice del veder, benché si stimi che le gatte veggano con la
sua luce: il che può stare, andando la lor luce fuora, copiosamente
dallo spirito lucido diffusa ad illuminare la cosa visibile.
Li animali notturni neri hanno spirito sottile et occhio proporzionato
alla luce dell’aere notturna. Tiberio vedeva la notte un pezzo
con la propria luce. Questo aviene a me ancora. Ma non per
questo ella è cagion della vista se non in quanto illumina il visibile,
come fa la luce del sole colla sua luce non dritta ma riflessa dalle