Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 412
che venga a noi un moto gagliardo da lungi, non solo l’orecchio,
ma tutto 'l corpo si sente un poco tremante, battuto
dall’aria preveniente. Ma quando il movente è vicino
all’orecchia subito lo conosciamo, perché insiememente
senza precedenza di moto sordo sentiamo il movente
in un tempo. D'ogni punto d'aria in ogni altro punto si
reflette il sono per ogni verso: et per questo tutti i circostanti
sentono il medesimo suono. Può il vento anchora
levarcelo portandolo altrove, perch'egli pende dall’aria
mossa. Ma la luce, la quale anchora per ogni
verso si reflette d'ogni punto d'aria, non pende da essa,
ma dal corpo luminoso, che sempre sta lucido uniformemente.
Ma il sonoro corpo, havendo fatto una parte di
suono, viene a perderla, perché non resta in lui sempre
derivando. Et per questo la luce non può esser tolta dal
vento, et è più veloce a moversi che non è il suono: onde
della bombarda lontana vista la luce, non si sente il
suono per un pezzo.