Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 465
parte per malitia, solo Dio ottimo massimo Padre nostro e
sapientissimo è degno d'indubitata fede. Et a gli altri si deve credere
in quanto sono testimonij suoi per revelatione o per esperienza,
come scrissi in Metafisica.]
[DISCORSO QUARTO]
Del discorso.
Però con la credenza nasce la terza conoscenza, la qual
s'appella discorso et raggione, perché dalle cose note
corre a sapere le non conosciute per la somiglianza ch'è
fra di loro. Così so che se una dramma contiene dodici
acini di grano, un'oncia essendo otto dramme ne contenerà
novantasei, cioè otto via dodici; et se un braccio è
due palmi, una canna essendo quattro braccia
n'havrà otto. Imperoché ogni dramma <è simile all’altra
dramma> et ogni palmo è simile all’altro palmo per l’esperienza
fatta, la quale è di molte sensationi et memorie confirmata
scienza. È naturale a noi procedere dalle cose
note all’incognite: però col grano raddoppiato misuriamo
tutti i pesi, col dito et palmo le magnitudini, perché il
palmo et il grano a noi sono cose notissime. Et perché il
moto del sole a noi è cognito più degli altri, con lui misuriamo
tutti gli altri; et con l’orloggio a noi più noto misuriamo