Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 534
più spesso che nella costrittione, et l’urina ben cotta
e le cause notorie per l’occasioni precedenti. Quando
poi gli humori si putrefanno, se dentro li vasi questo adviene,
massime vicino al cuore, si fa febre continua, qualunque
humore si putrefaccia: imperoché lo
spirito non cessa mai di movere et scaldare, finché non
l’haverà stravasato. Onde i polsi si fanno più grandi,
più veloci et più spessi del solito, massime nella contrattione
per stringere l’humore et assottigliarlo et scacciarlo.
E tanto combatte con tal fervore che o vien vinto e lascia
la febre et muore, o è vincitore et resta debole et affannato.
Però la morte sempre suole avvenire nel forte del
conflitto, non nel principio, et la vittoria nella declinatione
della febre, quando la dilatatione diventa più frequente
della costrittione. Et questo accendimento di
febre è necessario et utile, ché, se non fusse, si
morirebbe repentinamente andando al cuore l’humor putrido.
Le febri più maligne si fanno nelle vene capillari
del petto, nelle parti più profonde: però si vede l’estremo