Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 120

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e come fanno i signori del Giappone troppo potenti contro il Re loro
di Meaco, e come fecero i baroni di Francia che impediro la loro
monarchia, e il principe di Taranto e Salerno <e altri signori> spesso
han fatto il medesimo ai regi Angioini e Aragonesi di Napoli.
I mali che fanno ai popoli e per conseguenza al Re i baroni son
questi: che se ne vengono in Napoli o in corte, e qui spendono e spandono
per comparire e per aggraziarsi con gli amici del Re, e poi tornano
poveri allo stato, e rubbano per mille maniere, e si rifanno, e poi
ritornano al medesimo per circolo, e si vede che le terre loro son
meno abitate che le regie in Italia per li mali trattamenti loro.
Di più, patendo male da Turchi, o peste, il popolo, domandano al
Re i pagamenti fiscali per qualche anno, ed essi se li esigono da parte
del Re con più gravezza, come ha fatto il prencipe della R. dopo
avere combattuto con Turchi.
Di più, sotto specie di farli camera, che non alloggiano soldati, si
fanno pagare più migliaia di ducati dalle terre ove stanno, estorceno
con mille modi e attendono a lussuriare e spendere, e ben che paia a
Spagnoli che tal lussuria giovi al Re, che l’assicura che essi non faccino
tesoro e possino ribellare, in effetti nuoce assai, perché rovinano i
popoli d’onde viene al Re ogni emolumento.
Per provedere dunque a questo male sarebbe bene fare che i
Baroni non possano possedere più di trentamila ducati di rendita, e
quanto han di più, non erediti altri che il fisco da mo inanzi, parlo
di quelle baronie che donerà. Per le passate, è

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