Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 354

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i giudici divideranno, parte al vitto loro, parte per li soldati, parte per
lo tributo regio, e far che i Spagnoli, che sono soldati e signori del
paese, non possedano altro che l’armi e qualche giardino di spasso, e
abbino il vitto dal publico, e così i figli loro, e se non son buoni
all’armi, metterli al culto della terra e delli agricoltori farne più soldati,
e così mantenere quel paese appropriato al Re in tutto. E in questo
modo ameran più il Re che altro, e non metteranno amore in signoria,
poiché la signoria sta nel servire bene il Re da soldato, e acquistare
qualche paese maggiore, e non nella terra amata. E se questo si fa, si
possono mandare a loro le viti per fare il vino, e li altri semi della terra
nostra, perché tutto sarà del Re. Ma se non si fa, bisogna mantenerli
in modo che sempre abbiano bisogno di noi, cioè del nostro vino, non
lasciando far vigne in quei paesi, e dell’armi non lasciando farne là e
d’altri lavori e delle stampe e delle navi, le quali cose negate donano a
loro sospetto di tirannia qualche volta, e son minore remedio, ecc.
Di più, deve ne paesi commodi istituire le scole d’astrologi, matematici,
meccanici e altri, ut supra, per misurar le stelle, i mari e i paesi
di quell’emisfero, e insegnarli a suoi, e illustrare i gran capitani, e il suo
imperio con le figure celesti. Di più, non si devono ammazzare i caciqui,
regi di quei paesi, ma portare in Spagna, per pompa fare e odio
schifare.

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