Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 92

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senza esitare né desiderar onore e beni della presente vita,
hanno fatto noto al mondo di aver parlato con gli angeli, con
Dio, e aver visto inestimabile beatitudine, dopo questa vita da loro
sprezzata, a noi restare. Certo a tutti gli uomini è naturale la religione,
ché patendo guai o buona ventura incorrendo, subito si
voltano al cielo per domandar soccorso o rendere grazie; e perciò
trovarono sacrifici e oratorii; ma altri altramente, ché questo poi
nasce dal commodo, dal paese e dal vario intendere delle cose sovrane,
e spesso da qualche errore nel modo, ma non nella cosa,
mentr’ognuno si pensa il vero Dio adorare, e questo è segno che
l’uomo con i superi abbia communicanza.

Di più, nulla natura di cose pensa a quel che a lei non conviene
naturalmente, ma tutti attendono a conservarsi in quella vita
che hanno sortita, ma l’uomo non si contenta della vita presente,
ma pensa ad altra, studia di saperla e patisce ogni affanno per arrivarci.
Troppo vana curiosità la natura averia dato all’uomo, se
questa vita non se gli convenisse dopo morte, e la natura non opera
in vano né dona desiderii tanto strani agli altri animali, talché
sariano di miglior condizione i peggiori enti che li migliori.
Similmente l’appetito dell’uomo è infinito, perché non gli basta
un podere, né una città, né un regno, né un mondo, poiché
Alessandro si dolse di non poter andare a soggiogare i mondi di
Democrito; e questo desiderio tutti l’abbiamo. Dunque è segno
che l’infinito sia oggetto del nostro appetito naturale, e quantunque
il fuoco accenda senza fine, e ogni altra cosa vivere senza fine
vorrebbe, onde par che dal fuoco questo desiderio nasca, nondimeno
l’uomo non si metteria per natura a quelli appetiti che non
può saziare, poiché i bruti si contentano di un pascolo e di una
giumenta per generare, e non vanno acquistando più di quel che
basta, benché il calor loro sia pur del nostro più gagliardo, come
quello del leone e dello struzzo.
E finalmente, veggendo molti savii che la terra non può saziar
l’uomo, cercorno il modo di elevarsi alla prima causa con la religione,
e sprezzarono ogni bene del mondo come picciolo alla voglia
loro.
E come poteva entrare in mente umana pensiero d’essere
immortale se non se ’l conoscesse in sé, o da Dio non gli fusse
permesso? E questo disprezzo del corpo, fidandosi nella natura
dell’anima, mostra il medesimo; e quantunque il perduto onore o
altro bene, senza il quale vivere non si fidano, spinga molti animali

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