Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 186

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et puote. Hor questa sacra Monotriade veggendo col suo
sapere che poteva sotto l’infinità sua l’infinito essere delle
cose producersi, perché ella era anchor buona, non invidiò
alla propria potenza il glorioso producere d'esse cose; né
mancò alla fattura quell’essere, nel qual poteva esser
prodotta a somiglianza del primo. Perché in vero tutto
il Mondo et ogni sua particella è composta di potenza senno
et amore, et de gli oggetti loro, che sono essenza
verità et bontà: chi più et chi meno chiaramente, come
amò che a loro avvenisse la bontà prima, et la prima
arte dispose, et la prima potenza feo, quando nessuna cosa
anchora era stata fatta nessuna cosa, né questo essere
anchora era succeduto al suo non essere.
[AVVERTIMENTI.]
a. Perché dimostrai in Metafisica nella construttione del Mondo
e delle sue parti esser notissimo che elle precedono al tutto che
compongono, et che non poteva da sé stesso né a caso nascere,
scorgendosi nel Mondo somma arte, fu necessario darle principio
et autore. Di cui non potendo ragionare se non per sembianza degli
artefici humani, assegnai queste cagioni della creatione, benché
ne siano molte altre ignotissime a noi et notissime a Lui,

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