Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 219

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il moto suo obliquo si finisce in più breve tempo, cioè in
vintisette giorni solari; et quel di Mercurio, che sta sopra
a lei, in 334 in circa; quel di Venere, ch'è più
sopra, in 347; quel del Sole, più alto, in 365 et cinque hore
et 59 minuti et altre particelle; quel di sopra, ch'è di Marte,
si fa in due anni solari; quel di Giove, in 12; quel di Saturno,
in 30 anni. Sopra del quale si volge la regione delle stelle
non erranti d'obliquità sensibile, se non in lunghissimo spatio
di tempo. Et perché il moto è portator del caldo de i
luminari, et questo è fabro del primo Senno, tanta diversità
di moti ci vuole per participarsi le moltissime maniere
della prima Idea. Quando si congiunge la luna col sole,
la cui luce è tanta che occupa gli occhi nostri che non
possano vedere altre stelle, ella non si vede: finché comincia
a discostarsi dal sole sopra l’orizonte occidentale,
dove, illuminata in circolo mezzo, appare con le corna
verso oriente, perché ha la luce dalla parte di sopra per
ponente; il seguente dì poi si vede più lontana dal sole arrivato
a discendere dall’orizonte, non perché ella habbia
caminato in dietro, ma perché è più tarda del sole, il qual
si trova haverla avanzata del moto di hieri e d'hoggi, talché
dimane, quando sarà il sole in detto punto, la luna vedrassi
in alcune parti più vicina a levante et più illuminata,
perché il sole l’avanzarà alcun'altra parte più, la
quale aggiunta all’altre parti dell’avanzamento passato
fa maggior spatio di precedenza. Et così la precede ogni
giorno quattro quinti d'hora, fin tanto che l’arrivi
un'altra volta. Questo medesimo mancamento di

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