Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 264

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qualche monte, piglia qualche via. Et così il mare Adriatico
giunto in Vinegia torna a dietro et fa un cerchio, non
havendo passaggio verso ponente; e 'l mare Atlantico,
intoppando nel Perù e nel Golfo di Capo di Dio sotto a
Messico, si rivolge verso Settentrione ad Estotilante et fa
diversi moti. Et incontrandosi i mari nelli stretti di Sicilia,
di Gibilterra, di Magaglianes, di Arian, di Zembla fanno
voragini azzuffate insieme et aggirate intorno. Gonfiando
il sole il mare, sei hore il fa crescere et sei mancare,
perché nelle quattro quarte del giorno la sua attion possente
può far distintione di queste bollitioni del mare dov'è
presente; e nelle medesime parti egli assente si fanno le
depressioni con questo divario, che dove il sole è perpendicolare
il mare bolle et alza, et il suo bollore fa correr
l’acque per le parti globose del Mondo laterali fin tanto
che s'arrivano l’une con l’altre nella parte opposta al sole
et al bollore, cioè dov'è mezza notte: talché nell’una et
nell’altra parte per sei hore il mare alza, in questa per il
concorso dell’acque et in quella per il bollimento, et ne i
lati viene a mancare in due parti opposte perché non c'è
bollore né concorso. Così veggiamo nel pignatto
bollente l’acqua alzarsi in quella parte dove s'appone il
fuoco, et nella contraria di sito al bollore et al fuoco, cioè
nella manica et ne i lati, abbassarsi. Passando poi il sole
all’altra quarta del cielo, ch'è il lato dove il mare non

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