Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 275

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utile alle biade, secondo il voler divino. Più dove non si fa
pioggia, come nell’Arabia et climi consimili dove non piove,
si fa abondanza di tal licore. Il che avviene dal troppo
caldo che scioglie ogni vapore in aria facilmente, sendo
quello di terra secca, però sottile; et quel poco che ne resta
la sera è atto a rugiada, ma non a pioggia né a tuoni,
perché sono vapori puri et non dissimilari. Può star
anchora che li fiumi uscenti la sera da sotto terra attaccati
all’herba inspessino in rugiada senza sù ascendere, come
l’aria nel freddo vetro o marmo adunata se gela et stilla.
Onde veggiamo gli arbori delle montagne alte quasi sempre
acqua stillare, perché dall’una parte et l’altra de gli Apennini
i venti spingono i vapori a loro, che prohibiti di
passar oltre si condensano in acqua, la quale svaporendo
un'altra volta poi et per circolo s'aggela, cosa esperimentata
anchora nell’Isole Canarie. La brina è l’istessa cosa che
rugiada, dal troppo freddo poi congelata nell’inverno, come
quella spessata nell’estate.
[DISCORSO OTTAVO]
Della manna.
La manna di Calabria e dell’Arabia felice
non dal cielo viene, come quella di Dio a Mosè data, ma
da essi arbori aprichi onde si coglie, perché il giorno tirano

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