Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 333

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difetto di stare voto, né l’aria et acqua andariano a chiudere
il vacuo se non conoscessero la divisione nemica dell’animale
mondano, né la materia a gli agenti ubidirebbe, né il
freddo contra il caldo s'armarebbe se nol sentisse o conoscesse
per nemico, né l’uno contra l’altro farebbe azzione, né
vi sarìa consequentemente né generazione né corruttione,
né il sole girarebbe, né la terra starebbe. E dove furon
posti i principij attivi sarebbe il cahos, come aviene a gli
huomini quando io tolgo il consiglio per li loro peccati,
e assai peggio. Tendano adunque chi più chi meno secondo
il bisogno ad imitarmi nell’essere, e desideri ogni
uno di vivere secondo l’essere suo, conosciuto prima per
buono, accioché non si disfaccia la mia fattura». Et
aggiunse: «Non converrà mai che io deputi ad oprare nelle
cose internamente un angelo, il quale delle pietre e delle
piante, del caldo e del freddo sia interno, qual’è l’anima
a i corpi humani e brutali, perché sarebbe viltà grande
alle mie belle intelligenze e pregiudizio a gli animali: i quali,
sendo più lavoro, non hanno dentro chi faccia l’operazioni
loro naturali se non il caldo spirito. Onde non conviene
che i venti e le pietre habbiano gli angeli per moversi e fare

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