Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 338

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si facesse una statua, nella quale si contenesse ciò che in
tutte le cose che compongono la statua grande si trova:
che della terra si facesse un animale di corpo et spirito più
delicato assai che non gli altri, et d'organi distinto con più
artificio, il quale havesse il volto al ciel vòlto a contemplar
tutta la statua grande et laudar l’Artefice. Et
però li piedi anteriori converse in uno instrumento di gran
artificio, detto mano, acciò quello, volendosi servir delle
cose della statua a sé simili, potesse trattar i corpi a suo
modo. E tanto si compiacque di tal magistero, che oltre
allo spirito commune, per cui conviene con tutti gli animali,
volle infonderli un animo da sé immediatamente creato
per semplice derivatione senza materia, da lui pendente,
come gli Angioli furo, perché fosse immortale sempre (poiché
gli enti fatti dal caldo e freddo agenti tutti moiono dentro
la contrarietà corporea, di cui è la Mente divina esente).
Questo animale poi, detto huomo, fu distinto in
due sessi da Dio, acciò potesse generare, come gli altri
animali erano per questo fine distinti. «Non potrà, diceva
Dio, il sole far un huomo né un elefante né altro
perfetto animale, perché il moderato caldo, con l’aiuto

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