Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 344

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che lo spirito, nella massa del seme chiuso, voleva uscire,
sendo dal caldo dell’utero svegliato et accresciuto - come
dicemmo ch'era il seme delle piante dal calor terrestre
fecondato -: et non potendo, fece una certa cavità et ventricelli,
in cui si trovò chiuso. Ma prima tutto il seme maschio,
appresso col feminile seccandosi, fecero intorno a sé due
membrane, una più densa dell’altra, come la scorza interiore
et esteriore dell’ovo, che si piantaro nelle prominenze
delle vene della matrice con alcuni canaletti
succhianti da quelle; e dentro quest'ovo lo spirito chiuso
del seme viscoso fece con l’impeto d'uscire i ventricelli
del cerebro, due verso la fronte, uno nella parte direttana,
dove lo spirito poi si ritirò per trovar essito, et un altro
in mezzo, d'onde cominciò a fondersi et distendere la materia
in nervi et ossa, arterie et vene et membrane et fibre et
cotenne. Le quali parti s'originano dalle parti d'essa
testa, cioè l’ossa da l’osso detto coccalo che fu la parte
esterna indurata, e la medolla della spina dal cerebro, e
da questa li nervi, che son medolla distesa e disseccata; e
l’altre fila et canali e velami et pannicelli da i pertugi, et le
membrane da la membrana che cinge il celebro, e la cute

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