Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 367

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è necessario ch'egli si mova per l’acquisto delle
cose onde si serba et per la fuga di quelle onde è distrutto:
il che non può fare senza gran sentimento. Sente lo spirito
<le cose e> le conosce toccandole dolcemente, viene da
esse cose sensibili mutato tanto che può discernere le forze
loro. Et perché non tutte le cose dalle quali pate lo spirito
sente nell’animale, ma quelle sole che arrivano a trasmutare
esso spirito giudice della cosa trasmutante, però
diciamo il senso esser percipemento della passione,
et non farsi per informatione in modo che lo spirito s'habbi
a trasmutare nella sostanza dell’oggetto et informarsi di
quella: perché si farebbe sole sentendo il sole, e terra sentendo
la terra, tavole, pietre etc. Basta ch'egli sia trasmutato
non tutto ma alcuna parte di sé, sendo corporeo, et
non totalmente ma alquanto, sì che possa discernere col
giuditio da quella poca passione il resto della forza dell’oggetto
agente in lui: onde sentendo alquanto calore dal
fuoco, et che quanto più s'avvicina più vien trasmutato
da lui, viene a far giuditio della possente virtù di quello.
Sì che il sentire è misto col giuditio della cosa sensibile,
et è diffuso per tutto il corpo, et in particolare nella cute
nervosa originata dalla cotenna della testa, piena

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