Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 380

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calore più dello spirito sopraposto al naso: però l’acqua
manda vapore et non odore, et è come l’insipido al gusto.
Ci è poi odore stitico che quasi vela lo spirito, et pontico
che lo penetra alquanto, et acetoso che lo punge, et dolce
che l’agguaglia, et salso et amaro che lo stringono. Et
finalmente fanno gli effetti di sapori, et per riconoscenza
ricevono il nome da loro. Ma però non ogni odore risponde
al suo sapore, perché la sostanza tenue è miglior sempre
della grossa, come nelle cose di calor moderato
et di materia molle ben vinta - come sono più fiori. Et
nelle cose composte di calor grande et di materia densa ben
vinta - come sono l’incenso, il cipresso -, il vapore conforta
et il sapore rammarica per la materia combusta, che stringe
la lingua -. Et d'alcune cose di materia molle il sapore è
più buono dell’odore, perché questo essala troppo copioso
et aggrava lo spirito, come si vede nella carne frolla.
Non solo dunque si nudrica lo spirito del vapor del sangue
arteriale e del vapor del cibbo, che sale in sù dal ventricolo
per il naso, ma anchora dall’aria che passa per il naso
al cervello. Onde l’aere sano sottile et ventilato mantiene
gli animali forti sani et ingegnosi, et la grossa
et impura li fa stupidi gravi sonnacchiosi et mal sani.

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