Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 381

Precedente Successiva

Quinci è che gli odori di terra arsa et bagnata ascendendo
alla testa ammazzano, perché lo spirito non li può a sé
convertire, essendo tanto sproportionati et gravi: et essendo
copiosi soffogano lo spirito animale, et li chiudono i meati
per dove camina, et empiono le cavità per dov'egli indugia,
come si fa nella grotta d'Agnana et nelle stanze chiuse in
cui carbone acceso rimane non ben vinto dal fuoco, o lucigni
smorzati che faccian non vapore sottile ma grosso fuliginoso
et impuro. Così l’aere de paludi, dove ristano
i cadaveri doppo la guerra, mandanti gravi odori, infetta
molesta et appesta il nostro spirito, e 'l suo rimedio è mutar
aria et assottigliarla con bombarde et rifarla con bruciar
herbe odorifere, et cibi delicati et odorosi prendere, et gli
humori non purgarsi, se solo lo spiritale è infetto et mal
puote operare i suoi dissegni. E mentre che sta così oppresso,
se dal vapore non è subito soffocato, s'accende il suo
caldo nel vapor infetto per vincerlo, onde si fa la febre
diaria, che dura un giorno o tanto quanto basta a vincere
il vapore, imperoché la febre è un fervor d'esso spirito
che s'accende et si move più velocemente et più spessamente
del solito contra il vapore et humor molesto.

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche