Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 388

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concavità degli occhi, per ricevere questi iscogitate dal
Senno. Questa dunque membrana, perché uscendo fuori
s'indurò et asterse a guisa di corno, si chiamarà cornea nella
parte anteriore, dove restò trasparente, secondo fu bisogno
farsi, ché il resto è bianca secondo l’origine sua; e d'un'altra
tunica nel corpo dell’osso è cinta, accioché movendosi
non si logorasse tanto. Dentro la cornea dagli interni
del cervello scorsero tutti quelli humori che in acqua si
stringero per la strettura; e di essi la parte anteriore s'attenuò
vegnendo all’aria, talché per esser liquida
come acqua si chiama humor acqueo. In mezzo della
quale stese lo spirito una reticella di nerviciolli sottili
più che seta, la quale è tonda, et in mezzo ha un pertuggio
che si dice pupilla, nel quale finiscono le linee della rete
piegandosi in dentro per sopra un lacciolo: il quale come
quel d'una borsa si stringe et allarga, secondo che piace
allo spirito, per lasciar entrar più e manco luce. Per che
si vede, quando alcun mira al sole, quello stringersi e 'l
pertuggio inpicciolirsi, acciò la molta luce non faccia liquidi
gli humori e guasti l’architetto in qualche modo; e la sera
e dentro le camere si allarga, perché la luce - all’hora e
quivi languida - possa intrare in abondanza per l’humore
acqueo sin al cristallino. Il quale siede nel centro del

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