Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 407

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i cieli si movono armoniacamente e dilettano il loro Architettore,
a cui tutte le cose riverentemente consentono et
adorano nel loro modo. Ma noi non sentiamo
quelli suoni nelli quali siamo nati, perché sono a noi simili
fatti, et il simile dal simile non pate: onde i spetiali
non sentono troppo gli odori, né i cuochi appetiscono troppo
le vivande perché di quell’odore si nutriscono; né quelli
che habitano dove fa, cadendo, il Nilo gran rumore odono
le nostre voci basse, sendo avvezzisi a sentire suoni grandi;
et così i molinari sono sordi alquanto; né noi sentiamo il
moto dell’aere, che sempre va in giro, se non quando ci
mettiamo la mano sopra l’orecchio, perché l’aria battendo
nella mano cava - cosa non solita - move insolitamente
esso spirito; né pur sentiamo il sangue et altri
humori che dentro habbiamo, né le concottioni et separationi
del nutrimento, per la somiglianza che elli hanno
alle parti dove stanno et per il solito tatto. Ma quando
entra l’acqua, e il cibo, si sente, et se gli humori si guastano
dal solito si fanno passioni et sensi estraordinarij

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