Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 420

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l’uno con attentione non si può far l’altro; anzi quando
attentamente s'ascolta una voce, non si può l’altra udire
nel suo significato, se ben move lo spirito in altra parte
di lui. Si vede poi che ritirandosi lo spirito alla testa
per dormire o per infermità, o in altra parte per socurrere
al bisogno, come nelle femine patienti soffocatione d'utero
si vede, resta il corpo privato di moto et di senso.
Et quando un nervo è pieno di qualche humore, non
può passare per lui a far qualche moto: onde il membro in
cui è disteso il nervo resta ritto et immobile, come nello
spasimo et parilisia si esperimenta. Il che non avverrebbe,
se lo spirito fusse incorporeo. Come né ancho morirebbe
per li vapori infetti ascendenti alla testa, i quali non il
cervello, ma lo spirito solo aggravano et soffogano. Né si
potrebbono fare tante attioni differenti nell’animale s'egli
fusse informato d'una forma sola sentiente et movente,
perché, sendo la forma habito del temperamento, necessariamente
pende dalla materia finita et figurata
nelle sue particelle a un certo modello, che richiede l’agente
fatto una cosa con lei, il qual modello di lei e dell’agente
così temperati et congionti si dice forma. Et però sendo

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