Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 440

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si divide dalla viscosa, onde si nudricano i nervi et li consimili,
et passa dentro l’ossa et nudrica queste. Le parti
poi rosse del sangue resudando per mezzo delle fibre, delle
quali sono intessute le vene, caminano dentro li meati
della carne, dove scaldate dal sangue dell’arterie si condensano
in carne. Dove mirabile è l’artificio dello spirito
in questa retributione, imperoché non solo la somiglianza
tira, ma la vacuità, poscia che, - essalando per forza del
caldo, da ogni particella del corpo continuamente,
parti in fumo converse invisibile -, vi resta qualche vacuo
che si vuol empire. Et in quell’ultima cottura si mandano
ancho fuori le fuligini di esso sangue. Et abondando il nutrimento
viene a svaporare in parti sottili et bianche, le quali
rassodate si convertono in assogna et sevo. Quindi è che
ad ogni particella accorrendo il nutrimento in vece di
quello ch'essala, sempre si venga a mantenere la medesima
figura. Ma quando accorre tanto ch'ella non può convertirlo
in sostanza per debolezza propria o soverchieria del
nutrimento, si varia la figura facendosi gonfiagione
o posteme: dove correndo lo spirito dell’altre parti
a cuocere con più calore quel soverchio, il qual comincia

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