Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 448

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[DISCORSO VENTESIMOQUARTO]
Della vecchiaia.]
Poi verso il quarantesimo anno sopra il nudrimento
<più s'accende il calore et> indura il corpo, sì che non si
può nudrir bene, et esso essala a copia più che non cresca
dal cibo: onde si corrugano le guancie, la carne
stesa s'increspa per mancanza d'humore, et viene la vecchiaia.
Nella quale regna un calor mordace et adurente,
perché sta unito nella siccità, et non è blando come quello
della giovinezza, ch'è copioso per l’humidità. Di più i
capelli s'imbianchiscono, perché essalando fuori molto caldo
ne resta poco dentro chiuso et condensato: il quale per
la sua debolezza et per la secchezza del corpo, per la quale
non può uscire, non havendo mollezza in cui essali, resta

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