Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 460

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temperati, e ch'ànno il cuore caldo a proporzione, e 'l
fegato di blanda caldezza che fonde i cibbi egualmente.

Son dunque tesoro della memoria la purità dello spirito
e la sottilezza e mobilità mediocri: e li movimenti rimangono
in lui non come specie e figure in tavola se pingono,
perché l’una toglierìa affatto l’impressione dell’altra, ma
come passioni di cosa mobile. Sente esse più facilmente
dopo che l’ha patite che pria, per l’occasioni correnti consimilmente,
poiché ogni patiente è più atto a patire quel
che altre volte patìo che non la passion nova. Imperoché
memoria non si fa se non per la mobilità, e reminiscenza
per svegliamento delli moti e passioni antecipate.
In due maniere ci ricordiamo di una cosa, o volendo o a
caso. Non vogliamo muoverci né a caso siamo mossi
secondo i passati moti (il che si dice ricordo) se non per
nuova somiglianza, la quale sveglia la somiglianza sopita
della passione antecipata: però quante sono le somiglianze
tante son le rimembranze. Dunque quando ci vogliamo
ricordare di cose allegre pigliamo la citara, e quando ci
vogliamo ricordare delle cose imparate pigliamo il libro
dov'è l’imagin loro o le contempliamo in altro simile. Similmente
vedendo una lampa ci ricordiamo del sole, e quando

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