Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 535

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del corpo freddo et l’interno arso, ché lo spirito da indi
qui si unisce a combattere, et se perde muore, et se no,
torna fuori vittorioso, et all’hora bisogna cibarlo, et in
tutte le declinationi è buono. Se poi si fanno le putredini,
fuori de i vasi traendosi gli humori corrotti per la copia
del caldo nel loro humido marcire, si fanno diverse sorti
di febri, cioè quotidiana, terzana, quartana, quintana,
sextana, ottana etc. Imperoché quando l’humore
è grossetto et flemmatico, accendendosi lo spirito per
scacciarlo lo manda fuora consumato, ma non così totalmente
che non resti reliquia di lui, mentre esce in vapore
grosso converso fra li meati della carne; et nel luogo principale
dove si fa la minera dell’humore e dentro l’istesse
vene ne resta la parte grossa, sendo traspirata la sottile
nell’accensione precedente, talché se ne convertono degli
humori del corpo in questo humor peccante; però è forzato
lo spirito ritornare a cuocerlo et scacciarlo, e torna ogni
giorno fin a tanto che l’haverà consumato. Et se si abbreviano
i periodi et l’accensione si ritarda più che del solito,
è segno di vittoria; ma se si allongano et anticipano,

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