Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 559

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rende il benefitio quando può almeno con parole di ringratiamento,
mostrandosi tener obligo, et più di quel che
s'ha ricevuto. Ma non eccederà assai, ché sarà viltà, mentre
comprerà benefitio <con benefitio>, non confidando in virtù
degna d'esser beneficata. Chi non rende quando può a
chi n'ha bisogno et quando l’ha, è vitioso d'ingratitudine,
impuro, superbo et vile. Spesso costui vorrebbe
veder morto colui da cui è superato di benefitij,
perché non può rendergli il contracambio et ha a dispetto di
esser obligato. <E chi invidia il benefattore è pur ingrato>,
perché non ci dovemo dolere di esser superati di ricchezze,
ma di purità et generosità, come fa il grato emulatore.
[DISCORSO VENTESIMOTTAVO]
Della equalità et suoi contrarij.
Diede poi l’equalità, accioché chi è honorato honori,
gloriandosi solo della propria eccellenza: non de gli honori,

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