Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 560

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se non in quanto son segno di quella. l’arroganza poi non
rende honore, et s'attribuisce ogni gloria a sé:
è d'animo vile et superbo che, non conoscendosi eccellente,
si vuol mostrar tale nell’honoranza esteriore, non degnata
a gli altri. Chi poi rende più honore et accarezza assai
chi l’honora et gli attribuisce più gloria che non deve, dicesi
adulatore, animo abietto et da poco, mendicatore dell’eccellenza
che non ha con darla a chi né anche l’ha, perché
gliela renda.
[DISCORSO VENTESIMONONO]
Dell’allegrezza et suoi opposti.
Non si vive bene senza spasso: questo è mantenuto
d'allegria, bella virtù che si contenta de beni presenti et
delle future speranze, senza esser sollecita del

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