Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 565

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conservare. Onde l’honore si deve apprezzare come testimonio
della purità et lucidezza dello spirito animale, simile
al Cielo, in cui consiste la nobiltà et per conseguenza l’intrinseca
conservatione, et non come ultimo fine. Ma perché
gli huomini per viver bene desiderano di essere reputati
quel che non sono, altri non curano che di essere
nell’altrui mente servati per testimonio del loro valore, fu
bene che ci fusse una virtù eroica, detta sublimità o magnanimità
o generosità, la qual modera quell’affetto che habbiamo
d'uccidere o guerreggiare con quelli che non ci honorano.
Et insegna che gli onori per sé non son buoni, ma
per testimonij delle proprie virtù. Non cura di ricchezze, poiché
ai malvaggi ancho vede esser donate. Cura dunque
et ama la propria eccellenza solamente, et di quella si gode,

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