Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 112

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impareranno a fare meglio, e il Re saprà sempre nuovi secreti di stato,
e se ne servirà per agrandirsi, e i baroni penseranno sempre in quei
sette anni a inalzare lo stato del re, e non saranno ignoranti, e sfogheranno
essi e gli altri <letterati> la loro ambizione con la lingua e non
con la spada, perché chi non può dire il modello della republica (poi
che ogni filosofo se la dipinge a suo modo) cerca di farla, onde semina
eresie e tumulti, ma così sperando remunerazione dal Re, e assai li
pare d’essere udito e scritto, serberà i suoi pensieri a quel tempo.
Di più, si assicurerà il Re più dell’obedienza de suoi prencipi, e
conoscerà i meriti e demeriti, e non sarà ingannato da cortegiani né da
adulatori, e farà render conto alli officiali che hanno male amministrato,
e correggerà le cose delle provincie, né posso numerare l’utile
che quivi dipende, oltre che farà il suo consiglio più prudente e sicuro.
I baroni del Mondo nuovo mandino, se non ponno venire. Questo
usano con sapienza divina i religiosi nei capitoli generali, ma nessun
monarca l’ha usato se non i signori Veneziani, che quando tornano
dall’ambasciarie fanno certe relazioni delle cose del paese.

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