Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 146

Precedente Successiva

ma non di pochi, come insegnano Papirio, Torquato, <Druso>, Tito
Livio e Tacito.
Li Spagnoli son buoni a piedi, sui monti e in muraglia, e a mantenere.
I Francesi e Fiandresi ad acquistare e a cavallo, nei piani e in
campagna a prima furia. Gli Italiani all’uno e all’altro modo, se non si
guastassero la loro natura con l’abuso. I montanari, come Biscaglini, i
Svizzeri e quelli che in Italia stanno su l’Apennino e i Sassoni sono
buoni a piedi, e sono inclinati alla libertà, e sono fedeli e meno astuti.
I campestri, come Vandaluzii, Castigliani, Austrii, Ongari, Napolitani,
ecc., son meglio a cavallo, inclinati a dure leggi, infedeli e astuti.
Queste considerazioni deve avere il capitano a guerra, per sapere
come deve adoprar i suoi soldati, se per fisonomia non conosce i loro
costumi, come Cesare. Si devono remunerare in vecchiezza di 50 anni
e animar col premio a servire più, perché allora sono migliori, e nelli
65 lasciarli su le fortezze, a godere in casa. Si devono esercitare a
portarsi le robbe in spalla, e far le fosse nell’accampare all’usanza
romana, se guastatori mancano, e farsi ponti e galere nelli bisogni,
come facea l’esercito di Cesare in Fiandra e Inghilterra, ecc. E
quantunque non nella moltitudine stia il vantaggio della guerra, come
bene mostrò Alessandro Magno con trenta mila veterani vincendo il
mondo, e Scanderbergo con pochi vincendo molti, e così Cesare,
pure la moltitudine sempre fu gran vantaggio. Onde il Turco
quasi sempre ha vinto, che se non ti supera, ti soverchia di gente, ed

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche