Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 156

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più, a re Francesco dovea in modo stringerlo che non potesse più ai
disegni suoi obviare, e gli eretici e Lutero estinguerli sotto altro
colore, dopo la dieta d’Augusta subito, o nel tempo della vittoria, con
modi sagaci, come di sotto.
Se queste cose avesse fatto Carlo V, non averia lasciato tanto travaglio
a Filippo, e forse vivrebbe Carlotto figlio, e le guerre di persona
propria facendo avrebbe acquistato l’Africa e Ongheria e Macedonia
<e Italia>, e l’Inghilterra fu assai causa di tal mancamento per
poter, etc.
Però io non mi ammiro di non essere aggrandito l’Imperio spagnolo
con tanti danari per li detti mancamenti. Ma io mi ammiro
come, avendo il Re tanto tributo, non abbia fatto un tesoro per li
bisogni suoi, per la cui mancanza potrebbe rovinare, che se per cinque
o sei anni il mare, o altra disgrazia, gli togliesse il traffico della flotta
del Mondo novo, sarebbe necessitato ad affliggere i regni suoi, e
diventar odioso, e rovinar i mercanti, e non pagar i soldati, e per ogni
assalto perderli. Ed è da ammirare ove vadano tanti dinari senza pro,
massime che sempre il Re ne ha di bisogno, e s’impresta d’altri. Però
io dico che le cose non possono andare se non male, se a questo non si
provede.
Dico dunque che tutta la forza del Re non consiste nel danaro, e però
deve considerare che sia debole questa via, mentre vede che Cesare con
l’esperienza militare e con l’amicizia de soldati vinse il mondo senza
danari, o con pochissimi, e che li Saraceni predaro il mondo quasi tutto
senza danari, e che i Tartari e Unni fecero il medesimo senza danari.
Dunque i danari servono per mantenersi solamente, e per acquistare non
troppo. E deve fondar le sue forze in altro, perché la fede comprata con
danari, per danari si rivende. Ed ecco in Francia il nostro re Filippo aver
con danari mantenuto contro il Re Navarro i duchi di Francia, come
Omena, Gioiosa, Mercurio e Ghisa e altri, e il Navarro

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